Tito 2016: sicuramente l’interpretazione migliore, a mio avviso. A differenza di quella 2018, questa annata ha un tratto olfattivo più austero, aristocratico e con maggior concentrazione di frutti a bacca scura, una radice amaricante di rabarbaro, sbuffi balsamici e speziati di pepe nero e dove la frazione di Syrah emerge con più autenticità. In bocca, spezie e frutti neri sono accompagnati da un tannino già svolto e garbato, con note di liquirizia e catrame (in senso buono ) e cenni animali. Un vino di carattere, muscoloso, che ad ogni minuto evolve nel bicchiere rilasciando sempre più note terziarie. Un tratto un po’ più elegante e snello ne aumenterebbe la bevibilità e finezza. Bel prodotto. Il preferito.